giovedì 31 dicembre 2009

2009... finito! Avanti un altro.

Non so perché dovrei scrivere un ultimo post dell'anno.
Ma leggo tanti blog e tutti hanno scritto qualcosa.
E io chi sono? mi sono detto.
Io dico solo... Arrivederci.

giovedì 17 dicembre 2009

Turbak - Seconda Parte

La seconda parte del racconto Turbak, che per molti era già finito...


Non ho mai tradito mia moglie.
O meglio, è successo solo una volta in tanti anni. Ed è stato tanto il senso di colpa da aver rimosso quella storia.
Erano i primi giorni della malattia. Vivevo spossato da tanta rabbia e veleno.
Arrivò dalla città la sorella più giovane di Marta per conoscere la situazione. "La Signora", come l'avevamo simpaticamente ribattezzata.
C'era tra le quattro sorelle un affetto penso smisurato, ma anche la paura di dimostrarlo. Si faticava molto quando erano tutte presenti, tra silenzi, sbuffi e ripicche.
Ma la sera quando dopo cena calava il sole e si rimaneva tutti seduti a sentir musica o a vedere qualche film succedeva qualcosa di magico. Era come se una noce si richiudesse e dentro si accendesse una luce. Lo vedevo dai loro occhi. Era come se tornassero bambine. C'era la gioia silenziosa, c'era l'eccitazione di far tardi, c'era l'armonia nel senso più puro del termine.
Ne avevo parlato una volta con Marta, ma lei non mi aveva risposto. Aveva solo abbassato lo sguardo e sorriso. Forse non sapevo tutto di loro.
"La Signora" si offrì di rimanere un paio di giorni. Mia moglie era stanca e debole. Le medicine finivano di togliere forza a quel corpo minuto e si coricava presto la sera.
Seduto sulla panca del giardino, fissavo come sempre l'erba crescere libera da tre settimane.
Con la sigaretta in una mano e un bicchiere di vino nell'altra Emma mi raggiunse e si sedette sul pavimento di legno vicino ai miei piedi e con le spalle appoggiate alle mie gambe. Il contatto fu fatale.
La mattina successiva sembrò lasciare a me il peso del rimorso.
Non ne abbiamo mai parlato, ne tra noi uno sguardo ha mai stabilito la verità.
Ero io che avevo bisogno di lei o lei che aveva bisogno di me?
Per come mi sentivo dopo, entrambe le domande erano sbagliate.

Ricordo i primi tempi. Chissà perché i ricordi si fissano sempre sui primi tempi. E anche le rivendicazioni.
Marta mi aspettava sveglia quando stavo in cantina sino a tardi per suonare il sax sui pochi dischi che mi erano rimasti.
Poi un giorno decisi che non avrei più suonato. Presi quello che oramai per me era diventato "il tubo" , lo rinchiusi nella custodia in pelle marrone e lo portai in città al monte dei pegni, ben sapendo che non lo avrei riscattato.
Trattai con l'impiegato come mai avevo fatto in tanti anni di commercio. Presi il denaro, lasciai la ricevuta sul bancone, a conferma della mia sconfitta, con lo sfinito impiegato che mi richiamava.
Tornando a casa, in treno, piansi dietro un paio di occhiali scuri.
Qualcuno mi guardava. Tolsi dalla tasca della giacca una vecchia busta listata di nero, quelle che si danno in occasione dei funerali. Con quella nelle mani ero più tranquillo, avevo una scusa, un motivo per non essere giudicato, al massimo commiserato.

"Papà..."
Mi svegliai, girando piano la testa di lato.
Dal mio punto vedevo solo le scarpe nere e lucide. Non riconobbi subito la voce e così soffocai l'urlo con il nome di uno dei miei due ragazzi, temendo di sbagliare. Mi tirai su dalla panca e tesi le braccia verso di lui. Ma lui rimase fermo.
Ancora una volta, come da bambino. Ancora una volta come quando si arrabbiava con me per qualche ingiustizia subita.
Guardai i suoi occhi. Tristi più dei miei ..... pensai. Fui tentato di voltarmi e andarmene dentro, chiudendomi la porta e la sua figura alle spalle. Pensai anche che sua madre non sarebbe stata contenta.
Mi accorsi che ancora una volta staccavo la figura di sua madre da quella di mia moglie. Come se fosse insopportabile pensarle sovrapposte.
Ma non mi voltai, cercando il suo sguardo di bambino, quello di un tempo lontano.
"Mamma è morta..." dissi.
Lui lasciò cadere la valigia e fece un passo verso di me. Fu una liberazione, credo per entrambi. Gli occhi che si bagnavano e i singhiozzi che rompevano il silenzi della veranda.
Misi un braccio sulle sue spalle. Mi accorsi del tempo passato dal suo fisico robusto. Da piccolo era gracile e potevo sollevarlo con una mano.
Le sue lacrime avevano lo stesso odore di quelle della madre. Un odore che conoscevo bene, anche troppo bene.
"Fa freddo ormai, entriamo dentro".

lunedì 9 novembre 2009

"TURBAK" di Roberto Orsetti

Sono seduto da due ore su questo sasso, e sento il rumore dei miei pensieri e del mare.
Se fossi una bella ragazza avvolta in uno scialle bianco, questo sasso sarebbe uno scoglio misterioso e il mare un compagno di chissà quale malinconia. Invece sono un uomo, di quasi 50 anni e con gli occhi persi nell'orizzonte di questa altra mattina.
Un uomo con due figli non so dove e una donna sotto una coperta di terra e erba da tre giorni. Non ho mai pensato di sopravviverle, non ho mai pensato a giorni come questi.
Non ci ho mai pensato e forse è per questo che sono così irreali e irrimediabilmente reali.
Mia moglie è morta. Occorre dare alle cose il proprio nome, non devo dire "se ne è andata", o altre stupidaggini. Mia moglie è morta. La donna che ha diviso la sua vita con me per trent'anni non è più qui, accanto alla mia ombra. Ha assistito incredula al mio fallimento di uomo, di padre e quant'altro possa appartenere alla categoria della persona.
Ha visto sfumare le nostre ambizioni, i nostri sogni. Ha visto sparire i nostri figli verso terre diverse e più accoglienti. Ha visto la sua fine nelle mie lacrime mentre le stringevo le mani per l'ultima volta.
Quando l'ho conosciuta trent'anni fa era bella come adesso. Piccola e magra, con occhi decisi e innamorati della vita.
Io andavo girando con il mio sassofono sulle navi da crociera, cercando il modo per sfinirmi in fretta, dopo la morte di mio padre. Mia madre ci aveva lasciati qualche anno prima cercando di dare un secondo figlio a mio padre. Lui voleva una famiglia numerosa, ma sfortunatamente mia madre non era nata per quello. Così all'ennesima gravidanza e quando avevo tredici anni il suo fisico non ce la fece più e si lasciò morire dopo aver saputo che mio fratello mi avrebbe lasciato ancora una volta figlio unico.
Mio padre cercò di sopravviverle per amor mio o per dovere nei miei confronti.
Appena preso il diploma di ragioniere mi chiamò e mi parlò credo per la prima volta guardandomi negli occhi. Non scorderò mai quel giorno, quello sguardo e quella voce. Usò un tono che non gli conoscevo.
"Ora sei in grado di badare a te stesso. Io non so se sei un uomo, se lo sarai o se resterai seduto a guardare il tempo. Ma io non posso restare al tuo fianco, tua madre ha bisogno di me. O così mi fa comodo credere."
Avevo trovato un lavoro e perso un padre. Avrei preferito masticare le pietre pur di averlo ancora accanto, ma lui se ne andò pochi mesi dopo mentre ero al lavoro.
Cominciai a odiare quel lavoro che mi aveva tenuto lontano da lui, scaricai sui miei colleghi tutta la rabbia per non essergli stato vicino, e così appena conobbi il signor Vincenzo me ne andai.
Il signor Vincenzo era il mio capo orchestra. Chiamarla orchestra era arduo, visto che eravamo solo cinque, ma lui aveva un valido e valoroso passato da difendere e così tutti quelli che lo conoscevano mostravano rispetto anche per le sue ingenue bugie. Metà dei posti dove diceva di aver suonato era frutto della sua fantasia, ma credergli non costava nulla e lui era così sereno nel sederti accanto che a nessuno sarebbe venuto in mente di contraddirlo.
Accettai subito il ruolo di sassofonista, ma soprattutto di segretario tuttofare. Ero il giovane di turno e mi toccava, comunque contento di lasciare la terra del dolore. In mezzo al mare cosa poteva accadermi?
Non potevamo frequentare i passeggeri, non potevamo avere storie con il personale, dovevamo solo suonare e guardare il mare. Andava benissimo.
Spesso dopo aver suonato, alle quattro o alle cinque del mattino. mi sedevo sul ponte avvolto in mille coperte. Ogni volta era un'alba diversa. Diversa la latitudine, la longitudine, il cielo, le stelle. Forse anche io ero diverso ogni volta. E mi ritrovavo addormentato con gli occhi bagnati, il bisogno di perdersi e ritrovarsi il giorno dopo come sempre infelice.
In una delle poche volte volte che scendevo a terra, per comprare qualche libro o qualche disco di jazz, entrai in un caffè dal nome familiare: "Il posto della luna".
Uno dei rari sussulti, spinsi con timore la porta e trovai posto vicino al bancone. Ordinai del caffè credo e della crostata, poi cominciai a leggere. Avevo quasi timore di alzare gli occhi, di guardarmi intorno. Avevo paura di trovare qualcosa di mio, qualcosa che mi avrebbe inchiodato a quei ricordi che solo la notte accettavo. Era strano, ma io ero già stato in quel posto, o lo avevo immaginato così.
Poi tirai su la testa e la vidi, al tavolo di fronte. Aveva un giornale aperto davanti e una tazza di the in una mano. I capelli legati dietro mettevano in mostra il suo viso, il più bello che avessi mai visto. Dimostrava più anni di me, ma non per il tempo che era passato. Per il suo modo sicuro di muovere le labbra sulla tazza, per le dita sicure che la tenevano, per le gambe nella gonna lunga e blu che intravedevo. Poteva avere mille anni per come riempiva la mia mente. O poteva essere la mia bambina appena nata...
Le sorrisi quando volse lo sguardo verso di me. Un sorriso che lei ricambiò, con cortesia tipica delle persone serene. Fu così che mi alzai, mi avvicinai e misi nelle sue mani i miei occhiali da vista. Non saprò mai cosa dissi e cosa lei rispose, ma ricordo la sua risata dolce e soffocata.
Camminai accanto a lei per tutta la mattina e dopo averla salutata, tornai dal signor Vincenzo. Lo abbracciai, presi il mio sassofono e la mia roba. Scesi dalla nave e pensai che non sapevo nemmeno il nome del posto dove ero sbarcato.
Non che mi importasse, ma se dovevo rimanere mi sembrava naturale doverlo sapere. Così cercai il modo per scoprirlo senza dover fermare qualcuno per strada. Ma non trovai nulla che mi aiutasse, e così raggiunsi la casa di Marta. La chiamai, si affacciò stupita alla finestra e le dissi: " Visto che debbo rimanere, posso sapere come si chiama questo posto?".
Immaginai risposte incredibili e romantiche, ma lei disse solo "Turbak".
Pensai che non era un buon nome, che sulle lettere non avrebbe fatto una gran bella figura, ma che mi dovevo adattare.
Nei miei ricordi non esiste altro di quel periodo, di come ci trovammo a dividere la nostra vita e di come decidemmo di trasferirci in un paese vicino sempre sulla costa. Qualcuno ci aveva detto che sarebbe diventato un porto turistico, che si poteva lavorare e far soldi con una pensione o con un negozio. Aprimmo una specie di bazaar, un posto dove potevi trovar tutto quello che avevi scordato a casa facendo le valigie.
Gli anni passarono, ma i turisti erano pochi. Il negozio continuava a fatica. Marta era sempre ottimista e io passavo il mio tempo a riordinare le merci o la cantina. Avevo un piccolo orto. Vennero due figli, due maschi e amai ancora di più Marta, che cresceva i bambini e accettava la nostra vita povera.
Dopo la scuola obbligatoria i ragazzi non vollero continuare gli studi. So che dissero alla madre che non avremmo potuto pagare gli studi e decisero di andare a lavorare. Con sgomento scoprii che volevano arruolarsi in Marina, che sarebbero partiti e che li avrei rivisti solo poche volte l'anno.
Facciamo i conti del tempo, tre anni con Marta e poi due figli con un anno di differenza. Ora uno ha 27anni e l'altro 26. Sono riuscito solo ad avvisare il primo, l'altro non so dove stia.
Sono sei anni che non li vedo, solo qualche lettera alla madre. Non ho mai parlato troppo con i miei figli, ma speravo in qualcosa di diverso.
Ho pensato in questi tre giorni che mi sarebbe piaciuto vedere che arrivavano e che mi abbracciavano. Che mi avrebbero perdonato chissà cosa, che non avrei pianto quando c'erano loro, che mi avrebbero chiesto di vedere le foto degli ultimi anni...
E mi tornano in mente i giorni passati al negozio con la rabbia che mi rodeva, con il ritmo delle dita sul vecchio sassofono immaginato davanti a me. La sera poche parole e qualche passeggiata nella piazza del paese, dove i benestanti ti salutavano a fatica, perchè ero il bottegaio, lo straniero che sorrideva a tutti dietro al bancone, ma al quale non si poteva dar troppa confidenza.
Mi ero convinto che non mi meritassero e che l'errore fosse stato fatto in partenza. Non vedevo così l'ora di vendere tutto e ritirarmi in giardino a guardar crescere l'erba.
Le ho fatte pesare eccome queste cose su mia moglie e sui miei figli. Lei non ha perso mai la voglia di amarmi, e io posso dire di non aver mai smesso di amarla come il primo giorno.
Anche ora che sento l'acqua salire alle mie gambe, toccar le ginocchia mentre cammino e perdo l'equilibrio sui sassi, mentre cerco anche io di sparire.

(il racconto Turbak è stato pubblicato nel 2008 nell'antologia "... Storie di carta" per le Edizioni Del Poggio)

mercoledì 21 ottobre 2009

GIORNI DI SILENZIO

Ok.... sto arrivando di cottura....

Dall'inizio del mese di ottobre abbiamo avuto una decina di eventi sismici con magnitudo dal 2 al 3,5. Non consideriamo le altre scosse, per esempio le trenta del giorno 7 ottobre dalla mezzanotte alle sette, di grado inferiore, buone, si dice, solo per le statistiche.

Non sono nervoso, sono terrorizzato. Perché dovrei far finta di nulla, fare il coraggioso? Il coraggio può salvare, ma non credo sia questo il caso.
In questa nazione dove tutti diventano allenatori di calcio, capo del governo, capo dell'opposizione, Briatore o Montezemolo a seconda delle necessità o delle presunte virtù, adesso sono circondato da sismologi, saggi, geofisici, geologi, sciamani, portatori sani di sfiga, esperti in si stava meglio quando si stava peggio.

Ma io non sono nervoso, sono terrorizzato. E leggo. E più leggo più sono terrorizzato.

Perché leggere di terremoti, di sistemi di previsione, di radon, di magnitudo etc... etc... è come leggere il foglietto che sta nella confezione delle medicine. Dopo due righe alla voce "Controindicazioni" o smetti di prenderle o hai tutti i sintomi delle succitate.
Così dovevano sentirsi quelli d'Abruzzo, così cominciamo a sentirci noi dopo otto giorni.
E tutti parlano dell'Abruzzo, perché le analogie, dati alla mano, ci sono.
Ma io non sono un geologo, né un geofisico, né un sismologo, né uno sciamano, né un saggio.
Sono solo uno terrorizzato. Sono uno che la notte tiene gli occhi chiusi per far finta di dormire, le orecchie aperte ai rumori e ai cani, la borsa vicino al letto, ormai un letto improvvisato, con le piccole cose che mi devo sempre tenere a portata di mano.
E penso solo al rumore, quel rumore. Che mi fa scattare imprecando a bassa voce, che mi porta vicino ai miei ragazzi, per calmarli, rincuorarli, guidarli se necessario, parlando come se niente stesse succedendo.
Poi dopo quei secondi, quei minuti, ci si accascia.
Prendo fiato, cerco di regolarizzare il mio battito e la mia pressione ballerina.
Perché sono ancora una volta terrorizzato.
E non posso far a meno di pensare alla tavola rotonda.
Non quella di Re Artù, dai....
Quella con i sismologi, i saggi, i geofisici, i geologi, gli sciamani, i portatori sani di sfiga, gli esperti in si stava meglio quando si stava peggio. E spero di esserci, con tutti. Con tutti noi e voi.

(nota del bloggatore : ecco perchè in questo periordo non scrivo quasi niente, o meglio scrivo solo di catastrofi....)

venerdì 25 settembre 2009

I can't touch you


I can't touch you
Inserito originariamente da Andrea - Luznegra

E' una foto, solo una foto. ma vale molto, significa molto. E' stata scattata da Andrea Olini, un vicino diventato amico, o un amico diventato vicino...
Fabbrica foto, è un artigiano della fotografia , traduce su carta l'immagine delle mie parole scritte, andando oltre i miei pensieri.
E a lui, dico bravo.
No, dico... grazie.

sabato 19 settembre 2009

Si, è vero. Facevo la radio......


Facevo la radio... così si diceva tanti anni fa. Nel 1975 o giù di li. E io nel 1975 facevo la radio. Dal blog di un amico che si occupa delle radio private alessandrine, prendo in prestito un mio intervento di parecchio tempo fa.
il blog si trova qui
http://radioalessandria.blogspot.com

ecco qui di seguito quel mio scritto....

Avevo 18/19 anni e sono stato un anno, il primo della radio, sempre in prima linea. Sin dalle prime riunioni, proprio nella sede del circolo Entrata Libera, dove vennero reclutate le menti migliori.
In quel periodo Entrata Libera presentava un ciclo sul film tedesco, e un sabato pomeriggio dopo la proiezione de "Il diabolico Dottor Mabuse" ci fermammo a sentire queste nuove teorie sulle radio. Io ero con il "Cinese", considerato un esperto di musica di primo grado. Decidemmo quindi tre programmi da far partire con le prime trasmissioni: PUNTO ZERO con il Cinese, PUNTO JAZZ al sabato con me e il Cinese, e IL GIRO tre volte la settimana alle 5 del pomeriggio. Ricordo che ci portavamo i dischi da casa, che le prime volte l'emozione era talmente forte che dopo l'ora di trasmissione avevo il pacco di LP tutti fuori dalla propria busta e copertina. Per un appassionato era il massimo della degenerazione. La radio aveva una sigla di apertura e di chiusura delle trasmissioni: STEPPIN'OUT di John Mayall Bluesbreakers. Ricordo che Sergio Notti usciva con la macchina e la radio per verificare la potenza del segnale. una volta chiamò incredulo: si sentiva a LU Monferrato! E la sera che arrivò Zero [Renato...] in via Bissati, capii che potevamo scrivere un pezzettino di storia anche noi... Di fronte a quel personaggio vestito di giallo lamè c'era la convinzione che eravamo a una svolta. A me interessava la musica, trasmettere cose impensabili, dal folk inglese ai cantautori italiani, dal rock tedesco al rock jazz. La gente ti stava cercando con la manopola della radio, ti sentiva, ti telefonava... Uno sballo. C'era anche un legame forte tra le persone del primo nucleo. Parecchie coppie formate, altre che si sarebbero formate di li a poco, serate passate a sparar cazzate e a sperare nel giorno seguente di aggiungere un km al proprio segnale. Il primo capodanno in radio fu semplice ma estremamente importante. Di li a poco la radio si sarebbe trasferita all'ottavo piano. La nostra fama aumentava. Ricordo i primi sudati comunicati commerciali, con MassimoCarlo Borgognone che aveva una voce impostata da speaker, leggere un spot di Sessarego. Di li a poco avrebbe conosciuto una ascoltatrice, Rita, per poi diventarne il marito. Rita è mia cugina, e l'avevo portata con me perchè affascinata come tante altre donzelle dal mito del dj. Scusa se mi sono dilungato, perso.... è un periodo talmente bello e pieno di esperienze che quando ci penso non posso fare a meno di perdermi..

venerdì 18 settembre 2009

10 DOMANDE A ROBERTO ORSETTI

Era inevitabile.... mi sottopongo alle mie stesse domande che ho fatto a tutti quelli di Bad Prisma. Manca ancora qualcuno, ma la speranza "non" è l'ultima a morire.....

1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)
Nel libro di Arona "Cronache di Bassavilla", lei mi conoscevo quando io ancora non sapevo chi fosse

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?
No, di solito telefona. A me... telefona.

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?
Alcuni autori li conoscevo, altri sono stati "cercati" in rete dopo il reclutamento. L'impressione è stata ottima. Ognuno ha i propri modi e gusti, ma la tavola è la stessa.

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?
Gli avvenimenti, dal Tanaro all'autostrada.

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?
E' fondamentale. Di stimolo continuo. E' un grande gruppo, anche se a qualcuno non va.

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?
La fantasia gioca questi scherzi.

7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?
Chiedilo agli altri, io ho cercato di non far troppi danni, di non abbassare la media dei voti.

8 - Progetti a venire?

Un'altra antologia, spero, un book con foto e un mio racconto, le sfide con me stesso attraverso i concorsi. Non sono uno scrittore... Ah, il blog con meno lettori del web....

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?
Lo spero, ma noi ci saremo? Sarei curioso di scoprire cosa è successo dopo la settima notte, o alla bambola di Nerozzi, e .....

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo.....
ecco la domanda : Hai un desiderio da esprimere prima di tornare nel buio?

ecco la risposta : Mi piacerebbe che qualcuno, anche a livello amatoriale, didattico, semiprofessionale facesse un corto da "La Settima Notte". Magari una scuola... coraggiosa.

martedì 15 settembre 2009

Bar PROG

Fausto Branchini, Biglietto per l'Inferno, ripassa al Bar, aveva dimenticato di lasciarmi anche la terza risposta....

Terza domanda

"Negli anni settanta si parlava di supergruppi;quali sarebbero i musicisti del tuo supergruppo?".

Mettendo sul piatto tutte le mie considerazioni contenute nelle mie due precedenti note e senza ombra di dubbio mi sarebbe tanto piaciuto formare un gruppo con questi personaggi:Franz di Cioccio,Mauro Pagani,Vittorio Nocenzi,Tony Pagliuca,Marco Mainetti,Demetrio Stratos,Claudio Canali,Francesco di Giacomo,Ares Tavolazzi;avrei però e naturalmente chiesto ad Ares di accomodarsi da un'altra parte perchè il basso l'avrei voluto suonare io! Quindi........Franz motore del gruppo,Mauro prestigioso jolly,Vittorio e Tony duo inedito e vincente alle tastiere,Marco alla chitarra per i reef e le giuste percezioni,Demetrio,Claudio e Francesco-Bricciola per ascoltare i cherubini....ed il sottoscritto a godersi lo spettacolo suonando il basso,chiedendo scusa ad Ares.....

(nota del bloggatore : la foto spettava di diritto a Ares....)

Bar PROG

Fausto Branchini ripassa dal Bar Prog e lascia la sua seconda risposta.....

Seconda domanda:

"Ci sono tanti ragazzi(giovani intendo)che si avvicinano al prog adesso;ti senti di consigliare cinque dischi del tempo che fu italiani e cinque fondamentali ascolti stranieri per capire il prog?".

Premetto che nella nota 01 ho cercato di spiegare nel modo più palpabile ciò che è poi stato battezzato prog e mi sento di consigliare in primis l'ascolto dei primi "lavori" di gruppi stranieri,essendo stati loro a tutti gli effetti gli "inseminetor" di tale genere,senza però entrare nel nome specifico dei vinili,già.... la magia dei vinili collegati in diretta con l'anima.... King Crimson,Jethro Tull,Gentle Giant,Genesis e PinK Floyd(mi scuso con gli altri dieci gruppi non citati)rappresentano i "libri di testo" fondamentali per capire dalla radice il fenomeno chiamato prog;per ciò che invece riguarda i gruppi italiani,sempre non indicando il vinile specifico mi sento di citare per l'ascolto ORME,OSANNA, PFM,BANCO,ALBERO MOTORE(mi scuso con gli altri venti gruppi non citati).Ti chiederai perchè non ho citato il mio "Biglietto";molto semplice.....a mio modo di vedere sono pienamente in sintonia con Renzo Arbore che nell'enciclopedia del rock italiano ci definisce cult band italiana per eccellenza per esserci posti come anello mancante fra l'eavy rock ed il rock sinfonico.Allora il termine prog non era ancora stato coniato e tanti critici con le idee non molto chiare hanno pensato bene di collocarci in questa sfera senza fare distinzioni.Orbene, il discorso si farebbe lunghissimo ma mi sento di confermare che io per prog intendo un mix di tutti quegli ingredienti che possano portare ad un discorso creativo originale e quindi innovativo ma supportato dalle mie considerazioni della nota 01.Non è che il mio desiderio sia quello di andare contro corrente,ma la mia fortuna e/o sfortuna è ed è stata quella di essere stato protagonista in quegli anni ed il mio intento è quello di fare totale chiarezza una volta per tutte.In ultima analisi il "Biglietto"lo collocherei in una sfera a sè stante,magari anche prog,perchè appaiono palesi le caratteristiche di un gruppo formatosi dalla fusione di due gruppi,con tutti gli annessi e connessi.....che hanno fatto saltare il banco del coagulo della poesia associata alle percezioni dell'anima......

lunedì 14 settembre 2009

10 DOMANDE A ALESSIO LAZZATI

.... e cammina cammina cammina arrivai a questo altro narratore del mistero Melissiano, Alessio Lazzati, un nome prima... un amico adesso...


1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)

È amica di amici :)

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?

Non credo busserebbe. Lei preferisce crearle, le porte. Comunque nel caso sarei molto ospitale. Sapete, quando una bionda bussa alla porta bisogna sapersi comportare da gentiluomini :).

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?

A mio parere soddisfacente. Soprattutto il libro ha «personalità». So che sembra assurdo detto di un oggetto.

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?

Chi ci ha creduto dall'inizio e coloro che lo hanno portato al traguardo nonostante tutto.

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?

Importantissima, un'esperienza che rifarei all'infinito.

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. Eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?

Sono racconti scritti da persone che credevano nel progetto e a cui piaceva il personaggio e le tematiche (dagli infiniti sviluppi) che si porta dietro. Poi sono entrate in gioco le inclinazioni. Io trovo i racconti diversissimi uno dall'altro, eppure legati da un filo sottile che li accomuna.

7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?

Non è la prima volta che succede, anzi credo che sia una buona formula da applicare alle antologie. Gli scompensi qualitativi si riscontrano anche in antologie dove ci sono solo «grandi nomi», per cui...

8 - Progetti a venire?

Una nuova traduzione intanto, poi si vedrà. Per quanto riguarda la narrativa è tutto sospeso in un limbo.

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?

Io sì. Abbiamo lasciato così tante aree inesplorate. Mi piace pensare che questo sia stato solo l'inizio.

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo...

Fatta. Ma non te la dico. Posso chiamarti Bob?

( nota del bloggatore, cioè io... E come no? erano rimasti in pochi a chiamarmi così....)

giovedì 10 settembre 2009

Bar PROG


Ho immaginato un Bar Prog, il bar dove i musicisti, gli appassionati di questa "filosofia" si incontrano. Non si scontrano, si incontrano.... Parlano, divagano, raccontano di testi e di musiche, di ascolti fatti e ascolti mancati, di tecnica e piacer di musica.
Io sono il barista, nel mio passato c'è anche questo lavoro, servo caffè e crodini, cappuccini e amari....
L'altro giorno è passato Fausto Branchini, già Biglietto Per L'Inferno, e su un pezzetto di carta gli ho scritto 13 domande. Mi porterà una risposta ogni tanto, quando viene al Bar Prog.
Questa è la prima che mi appoggia sul bancone....

Prima domanda:

"Scusa Fausto,ma dove sei sei stato in tutti questi anni?"

Molto semplice....a non ascoltare musica per non soffrire...Ad un certo punto il mondo ha voltato le spalle ai musicisti e ai poeti, facendoci chiaramente capire di sgomberare il campo....Quelli che hanno resistito si sono dovuti mettere al servizio del business e quindi anche di Sanremo.....Allora non ci poteva essere il Bar Prog, perchè quello che suonavamo era semplicemente etichettato come un qualcosa di diverso,magari pescato da gruppi stranieri.Il termine prog è stato coniato successivamente e comunque con diverse contraddizioni che sono tuttora in essere e oggetto di parecchie discussioni e/o diatribe.Io vorrei semplicemente spiegare cosa è stato poi chiamato prog.....Negli anni settanta creavamo i brani non seguendo i soliti schemi e quindi c'era la caratteristica di un tempo tagliato,cambiato all'improvviso,corroborato dall'inserimento di musica sperimentale o classica,guidata da un basso spesso galoppante ed insolito a volte autista e a volte motore del gruppo ,con i suoni del mini moog che è stato il sintetizzatore principe in quegli anni;a tutto ciò associavi un testo che ti sgorgava dall'anima e dall'amicizia che ti legava in genere agli altri esseri umani ed il gioco era fatto!Il risultato è stato battezzato prog,ma in sintesi era l'essenza o il coagulo della poesia associata al mix della musica,del tempo e alla ricerca dei suoni,sempre direttamente in sintonia con le percezioni dell'anima.Si,perchè allora l'anima era un luogo comune......Sono passato al Bar Prog per bere un caffè doppio come ai vecchi tempi....mi terrà così sveglio per le nuove composizioni....chissà se nel terzo millennio si potrà riparlare di prog?Io mi sono rimesso in pista per il rinnovo,naturalmente prog.....e spero di bere damigiane di caffè!

mercoledì 9 settembre 2009

10 DOMANDE A DANILO ARONA

A metà della mia opera di "disturbatore di scrittori" mi inginocchio di fronte a Lui, la mia guida, e porgo le tavole con le solite dieci domande, che in quanto poste a Lui, non sono le solite dieci.....


1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)

Come scrissi in Cronache di Bassavilla, la conobbi tramite il sito http://melissa1999/. Lì si descriveva soprattutto la sua tragica fine e la sua tripla visibilità paranormale che fece sì che altre persone la vedessero nel momento preciso della morte. La storia era affascinante e, citando sempre la fonte, me ne impossessai. Questa è la genesi di tutta la faccenda.

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?

Che meraviglia... Sono certo che faremmo faville in quel senso. E' una delle più gnocche del gotico contemporaneo.

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?

Essendo io il curatore dell'ignobile complotto, mi limito a riportare l'entusiasmo di Alan D, Altieri che ha definito il lavoro “unico al mondo”... Alan è un fan, va da sé.

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?

Troppo facile che dica “io”. Anche sin troppo ovvio che ripeta la faccenda che il primo, inconsapevole input è venuto da Giuliano Fiocco. Oggi rispondo così: i colpevoli siamo tutti noi che abbiamo partecipato al progetto. Persino Luigi Bernardi che ha scritto una prefazione che in realtà, dal mio punto di vista, è un racconto – bellissimo - al pari degli altri.

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?

Sono il direttore artistico del gruppo. I gruppi, in letteratura come nella musica, sono fondamentali per sopravvivere. Per combattere la solitudine. Per coltivare dentro sé stessi la speranza che c'è qualcuno su cui contare se domani girasse la ruota... Io, dentro la “Melissa Gang”, ho soltanto amici. Se questo non è importante...

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?

Guarda... A nessuno ho dato particolari indicazioni. Tutti avevano letto le mie Cronache di Bassavilla. Qualcuno anche Melissa Parker e l'incendio perfetto che ne è uno spin-off . A tutti ho dato la massima libertà, partendo dai presupposti base che sono quelli mutuati dal sito originale. Bionda, jeans, giubbetto rosso, travolta da un'auto la mattina del 29 dicembre '99 sulla Bologna-Padova, sconosciuta e nome in gergo “Melissa”... E poi: natura prismatica e cangiante, presente in ogni epoca sin dalla notte dei tempi... Fantasma, vendetta, terrore e la strada come primo contenitore dei plot. L'inventiva e la bravura personale di ognuno hanno compiuto il miracolo. Soprattutto quello di partorire non un'antologia, ma una sorta di romanzo a tappe temporali.

7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?

Scompensi di natura cardiaca dopo avere letto La settima notte? Ma no, scherzi a parte... Il problema non esiste. Anche in America, in certe antologie, leggi il nome di un esordiente accanto a quello di King.

8 - Progetti a venire?

Danilo Arona sente il cervello stanco. E per un po' si dedica solo ai lavori su commissione... che sono un casino, numericamente parlando. Stay tuned!

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?

Melissa, di cognome Bad Prisma, ha un suo futuro già scritto. Compare, per forza, in Ritorno a Bassavilla in uscita tra pochi giorni per le Edizioni XII. Ritornerà il prossimo anno in Bad Visions. Versione inedita e molto inquietante, quella della Blue Siren... Cos'è? Eh....

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo...
Danilo, se potessi tornare indietro nel tempo (un bel salto quantico in stile L'estate di Montebuio), rifaresti in letteratura tutte le cose che hai fatto per arrivare al punto in cui ti trovi oggi?


Risposta: assolutamente no. Non c'è proporzione tra il sangue versato sulla tastiera e i risultati ottenuti. Non sono pentito, perché non mi pento mai di nulla. Ma tra le gambe mi vedo i coglioni a forma di (Bad) Prisma... Stai allegro, Bob. E chi lo sa che non sia arrivo un Bad Prisma 2 – Revenge... Lo curi tu, però...

( nota del bloggatore, che sarei io, Bob : grazie per l'investitura... o l'investimento!)



martedì 8 settembre 2009

CONSIDERAZIONI SU BAD PRISMA.....


Che io facessi parte della Melissa Gang, come la chiama Danilo Arona, ho pensato sin dall'inizio fosse un onore, e un onere.

Non ho gli strumenti tecnici per decifrare l'importanza o meno del progetto editoriale che ha partorito Bad Prisma, e sono troppo coinvolto sentimentalmente, mia moglie non me ne vorrà...., per non aver un occhio di riguardo per i miei compagni di ventura.

Mi spiace dover constatare che trovo qua e la apprezzamenti che pur giustificati, mancano di spessore. E avviso i naviganti che leverò i post che non saranno firmati per esteso, perchè il mio racconto, e quello degli altri, hanno la firma ben identificabile.

lunedì 7 settembre 2009

10 DOMANDE A BARBARA BARALDI



Le mie curiosità melissiane proseguono con le risposte di Barbara Baraldi, autrice del racconto "Le bambole non uccidono", e incontrata alla presentazione di Bassavilla, proprio in riva al Tanaro....

1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)

Ne ho sentito parlare la prima volta a una presentazione di Danilo Arona e ne sono rimasta affascinata da subito.


2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?

Le offrirei un tè.


3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?

Un’antologia che scorre via e regala brividi lungo la schiena.


4 - Chi è il colpevole di tutto questo?

Melissa.


5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?

Un onore far parte di una gang di fottuti professionisti.


6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?

Un unico filo conduttore: il flebile sussurro di Melissa.


7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?

Ogni autore ha il proprio stile, ogni storia si collega alle altre rimanendo unica.


8 - Progetti a venire?

Una nuova antologia a novembre ispirata alle atmosfere degli anni settanta.


9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?

Nuove storie, nuovi viaggi.


10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo..

Undici :)

venerdì 4 settembre 2009

10 DOMANDE A GIULIANO FIOCCO


Ammarzullandomi su me stesso ancora una volta, ho rivolto le mie disattenzioni a Giuliano Fiocco, autore in Bad Prisma del racconto "La fiammiferaia".

1- Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)

Melissa è un nome che mi ha sempre affascinato, e che ho usato spesso in miei racconti. La sua declinazione maligna è comunque dovuta a Danilo: le prime volte che l'ho incontrata davvero è stata su carmillaonline, nelle prime Cronache di Bassavilla.


2- Se Melissa bussasse alla tua porta?

Se è la Satta, la faccio entrare di corsa.


3- Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?

La sensazione che il libro segnasse l'inizio di qualche cosa, e non la fine di un (tortuoso) percorso editoriale


4- Chi è il colpevole di tutto questo?

Danilo Arona, al difuori di ogni ragionevole dubbio


5- L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?

E' stata sicuramente di stimolo.


6- La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?

Il biogramma di ognuno degli autori è diverso. Questo ha comportato la molteplicità degli stili e delle ambientazioni. Melissa si situa però a livello neocorticale, quindi, nella diversità, si è diventati tutti (in)consapevolmente megafono di un archetipo.


7- Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?

Proprio per il motivo di cui sopra. E poi c'è da dire che il tutto è stato mediato dalla sensibilità fuori del comune di Danilo


8- Progetti a venire?

Terminare il mio terzo romanzo, visto che il secondo non vuole saperne di finire...


9- Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?

Potrebbe essere interessante: lo scopriremo solo vivendo :-)


10- Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo..

Tohu Tehom Theli Than Leviathan Tanin'iver Taninsam!

10 DOMANDE A MAURO SMOCOVICH


Tra gli autori presenti in Bad Prisma c'è Mauro Smocovich, anche lui molestato dalle mie domande sull'antologia dell'anno.....


1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)
Grando su internet

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?
Guarderei allo spioncino e non vedrei nessuno, poi mi girerei e troverei Melissa alle mie spalle

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la lprima lettura?
Non male nonostante il tanto MALE

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?
Melissa

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?
Sì, è una bella combriccola e mi ci trovo bene. Molti di loro li conosco a non sapevo fossero nel progetto quando ho mandato il mio contributo. E' stato un vero piacere sapere chi erano gli altri presenti

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?
Accidenti, hanno scelto tutti il tema su Melissa?! Lo sapevo che dovevo fare quello su Manzoni (il famoso demone scolastico)!

7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?
L'argomento ci ha tenuti saldi

8 - Progetti a venire?
Cornelio e un nuovo Dizionoir, poi c'è altro ma è una sorpresa

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?
Melissa stessa è il futuro.

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo.....
Fatto

martedì 1 settembre 2009

LA FALIDA : l'antica leggenda ritorna?

Era la terza volta che andavo in Giappone ed ero finito a casa di un vecchio mercante di mobili quando il tempo era cambiato improvvisamente scaricando acqua e vento sulla sua casa vicino a Tokyo.
"Voglio tornare al mio albergo. Stasera."
"Non puoi, Signore. Nessuno ti porterà stasera. Con questa pioggia e questo vento nessuno ti accompagnerà".
"E perché mai? La strada è sparita?
"No,Signore".
Scosse il capo e abbozzò un mezzo sorriso. Un altro colpo di vento gettò acqua sulla finestra.
"Non è per le condizioni della strada,è per la Falida".
"Lascia che ti dica. La Falida è la paura,lo spavento,il panico. Una volta che lo sai non lo puoi dimenticare. Ovunque tu sia,se chiudi gli occhi,la Falida si ricompone nei tuoi occhi".
"Circa nove anni fa lungo questa strada che porta in città non c'era alcun lampione. Un mio giovane cugino arrivò alla mia porta sconvolto e ansimante. Mi raccontò tra mille difficoltà di aver visto alla luce di un lampo una donna seduta lungo la strada. Piangeva disperata con il volto tra le ginocchia e la pioggia le batteva sui lunghi capelli neri.
Cercò di parlarle,ma la ragazza continuava a singhiozzare.

"Dimmi che hai,voglio aiutarti".
Lei si alzò in piedi,dando le spalle a mio cugino e non mostrando il volto.
"Parlami,ti prego".
Allora lei si voltò,si passò una mano sul viso. E mio cugino vide che non aveva bocca,non aveva naso,non aveva occhi. Urlò di terrore e scappò via,correndo nel vento,nella pioggia,nel fango. Senza mai voltarsi. Dopo una corsa che sembrò essere infinita vide una luce sulla strada. Un ambulante aveva chiuso il suo banco per ripararsi. Mio cugino gridava la sua disperazione e lui lo apostrofò in maniera brusca.
"Che ti succede,hai bevuto o hanno cercato di picchiarti?”
Mio cugino continuava a gridare di aver visto una donna,di aver visto una cosa orribile.
"Hai visto forse cose così? disse il venditore che ridendo si toccò il volto e al passaggio della sua mano la bocca,il naso,gli occhi sparivano.
La luce,il lume della bancarella si spense.
La Falida è lo spirito della sofferenza, è il male che è di fronte a noi, è il cattivo pensiero.
Guardai il mercante. Volgeva il capo verso la penombra.
"Ma ora l'illuminazione c'è?"
"Con questo tempaccio la luce va e viene e la strada è sempre buia."
Girò la testa verso di me e io rimasi inorridito, il panico mi chiuse la gola e il cuore tentò di uscire dal petto.
Il mercante non aveva bocca,non aveva naso,non aveva occhi.
La luce della sua casa si spense e io chiusi gli occhi,per un secondo e per l'ultima volta.
Da allora non abbasso le palpebre se non per dormire,ma solo quando il sonno vince le mie resistenze fisiche.

Sempre una luce accompagna le mie notti. Colpito dalla Falida.
La Falida è lo spirito della sofferenza, è il male che è di fronte a noi, è il cattivo pensiero.

“Concorso Racconta il tuo mistero 2009”

FUN COOL dal blog di GeloStellato

Con grande orgoglio annuncio di aver preso, vinto, strameritato, stracciato, il premio della critica nel straordinario contest del Fun Cool, giunto alla terza edizione.
Nell'occasione ringrazio la mia famiglia, gli amici che mi sono stati vicini nelle ore che hanno preceduto i risultati della giuria, la pizzeria che mi ha dato il suo sostegno materiale e chi mi segue da anni, condividendo tutti i sacrifici che deve fare uno scrittore per ottenere simili risultati.
Pubblico con il permesso di GeloStellato il testo premiato.

L'accompagnatore

Dalla mia bocca non uscivano parole, ma lui rispondeva come se leggesse nei miei pensieri e lo sgomento che si stava facendo strada nella mia mente era più forte della paura di essere morto.

10 DOMANDE A ANGELO MARENZANA


Proseguono le attività di disturbo verso gli scrittori che hanno partecipato a Bad Prisma, Epix Mondadori.
Le risposte alle solite 10 domande di Angelo Marenzana, direttamente da Bassavilla e conosciuto durante la presentazione dell'antologia sabato 29 agosto.

1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)
Me l’ha presentata Danilo Arona, qualche anno fa

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?
In realtà ha bussato alla mia schiena, giusto qualche giorno fa, steso sulla sdraio, in spiaggia proprio mentre leggevo Bad Prisma. Mi sono voltato e non c’era nessuno, e ho ripreso a leggere. La cosa è andata avanti un tre, quattro volte. E io non capivo cosa stava succedendo. Poi ho intravisto una bimba, avrà avuto un paio d’anni, biondissima, bianchissima, magrissima, quasi trasparente e una voce qualche ombrellone più in là che gridava “Melissa non disturbare…”

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?
Che abbiamo fatto una gran bella figura

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?
La Melissa gang

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?
Si, c’è stato molto calore tra gli autori, e voglia di giocare. Ho partecipato a diverse antologie ma non sempre si è sentito questo spirito di squadra

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?
Grazie alla presenza di un elemento così ben definito e allo stesso tempo inafferrabile qual è la protagonista
7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?
Forse perché non sono la notorietà e l’essere più o meno conosciuti a creare squilibri

8 - Progetti a venire?
La voglia di scrivere c’è… vediamo…

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?
Credo di si. E’ ricca di personalità, e penso che possa stare ancora sulla scena

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo.....
Melissa aiutoooo… !!!!

martedì 25 agosto 2009

10 DOMANDE A CLAUDIA SALVATORI


Nella ormai celeberrima antologia "Bad Prisma" l'ultimo racconto é quello scritto da Claudia Salvatori. Ho approfittato la sua disponibilità per chiedere anche io qualcosa su Melissa e Co. Ecco cosa ha detto.

1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)
Dalla lettura di Cronache di Bassavilla. Uno dei pochi libri italiani che mi abbiano fatto ricordare cos'è il piacere di leggere.

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?
Benissimo, per me l'ospite è sacro. Non so cucinare, ma non credo che a Melissa importerebbe. Potrebbe sempre mangiare noi.

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?
Sinceramente: luci e ombre. Un'opera viva, stimolata e stimolante, ma discontinua. Meno patinata di altre antologie, meno cioccolatino. In questo caso, i difetti danno risalto alle bellezze.

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?
Quel poco che ancora respira nel sistema editoriale e nella gestione dell'immaginario collettivo.

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?
Sì, perché ho lavorato fra amici, in una modalità più personale e quasi affettuosa.

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?
Non mi sembra che siano temi scritti nella stessa classe: se fosse così, sarebbe una catastrofe.

7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?
La ragione è epocale, e richiederebbe molto approfondimento. Il gap fra autori molto conosciuti e sconosciuti è di mercato, poco dipende dal talento e dai meriti effettivi.

8 - Progetti a venire?
Saranno annunciati qui su FB.

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?
Se c'è un futuro per tutti noi...

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo.....
Nove è un numero magico, fermiamoci qui

domenica 16 agosto 2009

El Fantasma Rufina

Buenos Aires, 1903

E' la prima volta che Valentin viene a Buenos Aires. In questo bel pomeriggio di sole e caldo cammina senza fretta e senza meta apparente per la piazza principale della città. Ci sono anche i clown che fanno il loro spettacolo. Sono divertenti, la gente ride, li incita a nuove invenzioni, piroette.
Accanto a Valentin passa una delle tante belle ragazze di Baires. No, lei non è solo una delle tante belle ragazze di Baires. Lei è Rufina, una bellissima figura di carnagione scura, i capelli lunghi e corvini. Magra, con un vestito lungo e bianco.
Cammina piano, poggiando il piede completamente sulla strada, con le sue scarpette basse e il suo passo corto.
Valentin sente il suo passaggio, un senzazione forte che non riesce a descrivere neanche a se stesso.
Ha due occhi stupendi, uno sguardo gentile.
Lui le sorride, le si avvicina. Valentin è un bel giovane, 22 anni, magro e alto, carnagione scura anche lui, occhi neri e capelli pettinati all'indietro. Le porge la mano per presentarsi.
"Le piacciono i clown?"
"Sono molto divertenti" risponde Rufina, ma la sua voce non tradisce nessun entusiasmo, aprendo un forte contrasto con i suoi occhi.
Valentin sorride, le strappa qualche altra parola senza senso, poi iniziano a camminare per la piazza. Sembrano in sintonia. Sono due ragazzi, belli e felici di godersi il sole di questo 31 maggio.
Valentin passa accanto a un carretto dei gelati.
"Posso offrirle un gelato?"
"Grazie, è una vita che non mangio un gelato" è la risposta.
Mentre continuano a passeggiare per la Avenida, il sole sembra oscurarsi in fretta, nuvole minacciose nel cielo e la temperatura cala bruscamente.
Valentin si offre di accompagnare Rufina a casa, per aiutarla con la sua giacca a non bagnarsi per l'imminente temporale.
Ma Rufina sembra spaventata, a disagio, non accetta e mormora alcune parole che lui non comprende. Poi inizia a correre tenendosi il vestito lungo le gambe magre. Lui per un attimo la perde di vista, sorpreso da tanta rapidità, quindi la segue prima con lo sguardo poi con passo deciso, ma senza corsa.
La vede in direzione del cimitero, sul viale che costeggia il muro di cinta. Ma gli si ferma il cuore quando la vede passare attraverso quel muro, dove non ci sono aperture, ne porte, ne buchi nella pietra.
Incredulo, si blocca a respirare cercando di ritrovare la calma. Oltre quel muro il cimitero de la Recoleta. Indugia sul cancello, ma poi entra. Cammina girovagando per una decina di minuti, poi è come pietrificato dalla visione di una tomba. Su quella tomba una statua di marmo, la figura di Rufina nel suo vestito bianco, morta l'anno prima. Accanto a quella tomba un'altra, un blocco unico di marmo con incisioni, quella del fidanzato, morto suicida venti giorni dopo.
Valentin sente un impulso irrefrenabile, le braccia si muovono lungo il corpo come colpite da scariche elettriche, si scaglia contro quel blocco di marmo con la forza di un toro e sbatte una, due, tre volte la testa.
Il sangue comincia a colare tra i capelli, lui cade in ginocchio. Vede Rufina, che gli sussurra qualcosa.
"Odio gli uomini, tutti gli uomini, come quello che mi ha uccisa, dopo avermi violentata e picchiata a morte, per non aver accettato la sua corte."

venerdì 14 agosto 2009

mercoledì 12 agosto 2009

come milioni di persone alle quali é stato insegnato a scrivere, scrivo.
Sperando di trasmettere sensazioni, pensieri, emozioni. Le stesse che magari provo nel leggere libri, racconti, frasi stampate e non.
Così nasce "La Settima Notte" pubblicato sul n.5 di Epix Mondadori intitolato Bad Prisma.
A voi il compito non di giudicare, ma accettare o respingere al mittente.

martedì 11 agosto 2009

se non hai un blog....

Se non hai un blog non sei nessuno, non hai niente da dire, non hai niente da fare, non hai niente di niente. E allora eccomi.
Tra il serio e il faceto, tra la disperazione di tutti i giorni e la speranza del dopo.