martedì 25 agosto 2009

10 DOMANDE A CLAUDIA SALVATORI


Nella ormai celeberrima antologia "Bad Prisma" l'ultimo racconto é quello scritto da Claudia Salvatori. Ho approfittato la sua disponibilità per chiedere anche io qualcosa su Melissa e Co. Ecco cosa ha detto.

1 - Come hai conosciuto Melissa? (questa domanda la devo fare sempre...)
Dalla lettura di Cronache di Bassavilla. Uno dei pochi libri italiani che mi abbiano fatto ricordare cos'è il piacere di leggere.

2 - Se Melissa bussasse alla tua porta?
Benissimo, per me l'ospite è sacro. Non so cucinare, ma non credo che a Melissa importerebbe. Potrebbe sempre mangiare noi.

3 - Presumo che nessuno degli autori avesse letto il risultato finale fino alla pubblicazione. La prima sensazione dopo la prima lettura?
Sinceramente: luci e ombre. Un'opera viva, stimolata e stimolante, ma discontinua. Meno patinata di altre antologie, meno cioccolatino. In questo caso, i difetti danno risalto alle bellezze.

4 - Chi è il colpevole di tutto questo?
Quel poco che ancora respira nel sistema editoriale e nella gestione dell'immaginario collettivo.

5 - L'appartenenza a questo gruppo é stata o é importante per te?
Sì, perché ho lavorato fra amici, in una modalità più personale e quasi affettuosa.

6 - La lettura dei racconti conferma l'unicità del progetto: i racconti sembrano temi scritti nella stessa aula da studenti della stessa classe. eppure sono così diversi nello stile, nelle ambientazioni. Come è stato possibile?
Non mi sembra che siano temi scritti nella stessa classe: se fosse così, sarebbe una catastrofe.

7 - Come possono coesistere autori indubbiamente molto conosciuti e sconosciuti o quasi nella stessa antologia senza creare scompensi?
La ragione è epocale, e richiederebbe molto approfondimento. Il gap fra autori molto conosciuti e sconosciuti è di mercato, poco dipende dal talento e dai meriti effettivi.

8 - Progetti a venire?
Saranno annunciati qui su FB.

9 - Vedi un futuro per Melissa e Bad Prisma?
Se c'è un futuro per tutti noi...

10 - Fatti una domanda e datti una risposta, che dieci è un bel numero e io ho già fatto il titolo.....
Nove è un numero magico, fermiamoci qui

domenica 16 agosto 2009

El Fantasma Rufina

Buenos Aires, 1903

E' la prima volta che Valentin viene a Buenos Aires. In questo bel pomeriggio di sole e caldo cammina senza fretta e senza meta apparente per la piazza principale della città. Ci sono anche i clown che fanno il loro spettacolo. Sono divertenti, la gente ride, li incita a nuove invenzioni, piroette.
Accanto a Valentin passa una delle tante belle ragazze di Baires. No, lei non è solo una delle tante belle ragazze di Baires. Lei è Rufina, una bellissima figura di carnagione scura, i capelli lunghi e corvini. Magra, con un vestito lungo e bianco.
Cammina piano, poggiando il piede completamente sulla strada, con le sue scarpette basse e il suo passo corto.
Valentin sente il suo passaggio, un senzazione forte che non riesce a descrivere neanche a se stesso.
Ha due occhi stupendi, uno sguardo gentile.
Lui le sorride, le si avvicina. Valentin è un bel giovane, 22 anni, magro e alto, carnagione scura anche lui, occhi neri e capelli pettinati all'indietro. Le porge la mano per presentarsi.
"Le piacciono i clown?"
"Sono molto divertenti" risponde Rufina, ma la sua voce non tradisce nessun entusiasmo, aprendo un forte contrasto con i suoi occhi.
Valentin sorride, le strappa qualche altra parola senza senso, poi iniziano a camminare per la piazza. Sembrano in sintonia. Sono due ragazzi, belli e felici di godersi il sole di questo 31 maggio.
Valentin passa accanto a un carretto dei gelati.
"Posso offrirle un gelato?"
"Grazie, è una vita che non mangio un gelato" è la risposta.
Mentre continuano a passeggiare per la Avenida, il sole sembra oscurarsi in fretta, nuvole minacciose nel cielo e la temperatura cala bruscamente.
Valentin si offre di accompagnare Rufina a casa, per aiutarla con la sua giacca a non bagnarsi per l'imminente temporale.
Ma Rufina sembra spaventata, a disagio, non accetta e mormora alcune parole che lui non comprende. Poi inizia a correre tenendosi il vestito lungo le gambe magre. Lui per un attimo la perde di vista, sorpreso da tanta rapidità, quindi la segue prima con lo sguardo poi con passo deciso, ma senza corsa.
La vede in direzione del cimitero, sul viale che costeggia il muro di cinta. Ma gli si ferma il cuore quando la vede passare attraverso quel muro, dove non ci sono aperture, ne porte, ne buchi nella pietra.
Incredulo, si blocca a respirare cercando di ritrovare la calma. Oltre quel muro il cimitero de la Recoleta. Indugia sul cancello, ma poi entra. Cammina girovagando per una decina di minuti, poi è come pietrificato dalla visione di una tomba. Su quella tomba una statua di marmo, la figura di Rufina nel suo vestito bianco, morta l'anno prima. Accanto a quella tomba un'altra, un blocco unico di marmo con incisioni, quella del fidanzato, morto suicida venti giorni dopo.
Valentin sente un impulso irrefrenabile, le braccia si muovono lungo il corpo come colpite da scariche elettriche, si scaglia contro quel blocco di marmo con la forza di un toro e sbatte una, due, tre volte la testa.
Il sangue comincia a colare tra i capelli, lui cade in ginocchio. Vede Rufina, che gli sussurra qualcosa.
"Odio gli uomini, tutti gli uomini, come quello che mi ha uccisa, dopo avermi violentata e picchiata a morte, per non aver accettato la sua corte."

venerdì 14 agosto 2009

mercoledì 12 agosto 2009

come milioni di persone alle quali é stato insegnato a scrivere, scrivo.
Sperando di trasmettere sensazioni, pensieri, emozioni. Le stesse che magari provo nel leggere libri, racconti, frasi stampate e non.
Così nasce "La Settima Notte" pubblicato sul n.5 di Epix Mondadori intitolato Bad Prisma.
A voi il compito non di giudicare, ma accettare o respingere al mittente.

martedì 11 agosto 2009

se non hai un blog....

Se non hai un blog non sei nessuno, non hai niente da dire, non hai niente da fare, non hai niente di niente. E allora eccomi.
Tra il serio e il faceto, tra la disperazione di tutti i giorni e la speranza del dopo.